Il Joker
Bob Kane e i suoi collaboratori Jerry Robinson e Bill Finger partorirono il personaggio poco dopo la nascita di Batman stesso. L'ispirazione venne da Conrad Veidt, attore del cinema muto che interpreta il protagonista a dir poco inquietante del film del 1928 "L'Uomo che Ride".

La particolarità di questo personaggio è sintetizzata nelle numerose immagini che sono a nostra disposizione su internet; un ghigno perenne, disturbato, come di un freak partorito dalla fantasia macabra del Dottor Caligari. Ma per dirla meglio, quasi tutti i personaggi di quell'epoca erano figli della cultura post-espressionista, si pensi solo a "Nosferatu" di Murnau che senza pronunciare una sola parola è in grado di terrorizzare chiunque tenga lo sguardo sullo schermo. Assieme a lui anche Bela Lugosi nel ruolo di "Dracula", tutti personaggi che a loro modo hanno lasciato un segno nella fantasia macabra del 20esimo secolo. In questo scenario globale, "L'Uomo che Ride" si inserisce con prepotenza come il parto di una cultura orrorifica, nella quale non c'è spiegazione vera e propria alle cose, ma solo una naturale mostruosità che spaventa e incute timore. Il Joker è frutto di questa stessa cultura, è a suo modo un freak e ha dalla sua delle peculiarità abbastanza definite, l'essere sia una creazione del mondo di fantasia dei fumetti che una raffigurazione delle paure popolari. Prendi un sorriso, mettilo sulla faccia di un mostro, e avrai un ossimoro a dir poco terrificante. Il concetto del clown malefico ha colpito più volte la fantasia degli scrittori, come anche Stephen King e il suo "It" che è a sua volta ispirato a Ronald McDonald's, personaggio della cultura infantile americana (ormai globalizzato) che viene rovesciato in senso orrorifico.
Andando sul Joker nel dettaglio, la sua storia più ricorrente è quella di un criminale ricercato che indossa un cappuccio rosso, The Red Hood, il quale cade in una pozza d'acido e viene sfigurato in maniera orribile; la sua pelle diventa completamente bianca, i suoi capelli verdi e le sue labbra rosso rubino. Inoltre, un'orribile deformazione dei nervi del viso gli crea un ghigno perenne, un'espressione che non può cambiare in nessun caso. Questo è Il Joker come viene inserito nei fumetti originali. Il collegamento con "L'Uomo che Ride" è subito evidente, una deformazione alla quale non si può porre rimedio, qualcosa che lo rende un mostro per tutti, che lo allontana dalle altre persone e lo riduce ad un freak senza possibilità di redenzione.

Arriviamo ai giorni nostri, e nella cultura visiva più diffusa, il grande schermo, troviamo ben 4 Joker diversi che hanno impressionato le pellicole; il primo è Cesar Romero nel serial televisivo "Batman" degli anni '60 e nell'omonimo film di Leslie H. Martinson, una versione molto pop-art del mito di Batman che al giorno d'oggi (come all'epoca), aveva principalmente il solo scopo di far ridere. Il Joker non è uno psicopatico modello ma solo un burlone che si diverte a prendersi gioco della polizia e dei giustizieri in calamaglia Batman e Robin. Le ovvie restrizioni della tv americana dell'epoca fanno ben capire che non siamo davanti ad una vera elaborazione del personaggio ma solo ad una trovata per bambini, che nonostante il fascino del vintage, rimane comunque molto lontano dal personaggio originale.

Dobbiamo aspettare fino al 1980 per vedere il primo Joker sullo schermo, quando ancora non sa di esserlo. Jack Nicholson intepreta Jack Torrance, custode dell'Overlook Hotel in Colorado che pare infestato da presenze malefiche che spingono i malcapitati guardiani a fare a pezzi la propria famiglia. Torrance non si tira indietro, e nella caccia alla moglie, si ritrova a fare a pezzi la porta del bagno con un'accetta, infilare la testa e gridare la frase "Here's Johnny!" (in italiano, "Sono il lupo cattivo"). Vi domanderete qual'è il collegamento, ma è facile e spiegato; i produttori Jon Peters e Peter Guber capiteranno davanti ad un poster del film dove compare proprio questa scena, e contatteranno immediatamente Nicholson per opzionarlo nel progetto che stanno sviluppando; il primo film serio di Batman. Opzionato Nicholson, la storia è praticamente in discesa. Il ruolo che ricopre nel film è di primo piano, ruba spesso e volentieri la scena a Batman e si conferma come il cattivo dei cattivi, il nemico più temuto di tutti i super eroi. La storia è fedele all'originale; il gangster Jack Napier viene sfigurato al volto in uno scontro con Batman e finisce dentro una pozza d'acido. Ne esce fuori con la pelle bianca, le labbra rosso rubino e i capelli verdi. Il Joker di Nicholson ha un modo di fare assolutamente illogico e irrazionale, non ha piani, se ne frega del pensiero altrui e cerca solo di attirare l'attenzione su di sè, da buon esibizionista. E' imprevedibile e cambia facilmente umore, tanto che anche stringergli la mano puà essere un errore e ha un modo di fare aggraziato quanto insano, capace di fare discorsi privi di logica mantenendo una classe da vero galantuomo. Ma sotto questa maschera complessa si nasconde sempre uno psicopatico, una mente irrazionale ed anarchica che non ha alcun rispetto per il prossimo e ordisce piani solo per ridicolizzare la gente comune e le autorità, avvelenando le persone con delle sostanze chimiche alterate e causando mutazioni come la sua. Per quanto la sceneggiatura di Sam Hamm e Warren Skaaren non approfondisca questo elemento in maniera sufficiente a mio parere, l'idea del Joker di sfigurare le persone con il suo stesso ghigno e quanto di più inquietante si possa concepire. Il terrore che i prodotti della nostra vita quotidiana ci possano deturpare il viso ed uccidere è il massimo di una mente criminale, non ha nessuno scopo se non quello di infliggere dolore in maniera sadica "mettendo un sorriso sui volti delle persone". Questo modo di fare è il top della psicopatia, nessun motivo, nessun movente, solo una sadica aspirazione. Nicholson si muove bene nel film, alternando momenti di ilarità ad altri di orrore e terrore. La fotomodella Alicia viene da lui sfigurata ed è costretta a portare una maschera, nessuno sa cosa ci sia sotto fino a quando non lo rivela al ristorante, e alla reazione terrorizzata di Vickie Vale l'unica cosa che sa dire è "Beh, non sono Picasso, ma... ti piace?". Quale mente arcana farebbe una domanda simile? Quale psicopatico folle domanderebbe se sfigurare una persona è una cosa bella? Per quale motivo farlo? E qui arriviamo alle motivazioni del Joker. Quello che vuole è "La sua faccia sul biglietto da un dollaro" e "una canzone, un balletto, la testa di Batman dentro un sacchetto". Ancora una volta non c'è un piano, non c'è un'intenzione, c'è solo follia pura. Gli scherzi del Joker si alternano in maniera equilibrata con i suoi tentativi di uccidere, e arriviamo al pezzo finale del film dove cerca di avvelenare l'intera città con il suo gas mentre sta distribuendo banconote alla gente entusiasta, ignara di essere in balia di un pazzo. Quando Batman distrugge il suo piano, quello che lo angustia è "Si è fregato i miei palloni! Perchè nessuno mi ha detto che aveva uno di quei... cosi?". Ed ancora una volta si vede la vera natura del Joker, il quale afferra una pistola ed uccide il suo tirapiedi più fidato, Bob The Goon, senza un motivo, solo perchè arrabbiato, solo perchè deve sfogarsi. Nessun motivo, nessun movente, lo fa e basta perchè "gli va"! Sul Joker di Nicholson si può concludere dicendo che; è fedele all'originale, è assurdo ed anarchico come l'originale, ha gli stessi sbalzi e cambiamenti di umore dell'originale, è uno psicopatico vero che agisce per il puro gusto di veder soffrire le persone e se ne frega altamente delle regole, anarchico e strafottente nei confronti di ogni preconcetto, partendo proprio dalla sua nemesi Batman che è l'opposto di lui. "La Battaglia dei Freak", come ribattezzata da Burton, è la conclusione di un film che ha comunque dato un volto materiale al più grande cattivo della storia dei fumetti, ma mia considerazione personale, c'è ancora molto che si può fare sul personaggio, e per quanto Nicholson sia da 10 e lode, ha ancora tante cose da raccontare del suo personaggio, cosa che non farà dato che si sfracellerà alla fine. Ma....

...ma per fortuna dal magico mondo di "Star Wars" arriva qualcuno a dare manforte e approfondire il personaggio del Joker; Mark Hamill. Hamill presta la sua voce al personaggio nella serie animata di Batman, probabilmente il primo vero cartone dark per bambini della storia, che per quanto non sia il primo cartone ad esplorare il lato oscuro dei disegni animati, è il primo che viene mandato in onda in programmi per bambini senza che i genitori debbano essere chiamati a vegliare. Sintetizzata perfettamente nel film "Batman - Mask of the Phantasm", la serie animata di Batman vede un Joker ancora più fedele all'originale. Gli sbalzi d'umore sono continui e repentini come fare zapping con il telecomando, è assolutamente perfido e non prova alcun interesse nei confronti della logica e del buon senso, anche lui desideroso solo di fare casino e metere i bastoni fra le ruote a Batman per il solo gusto del farlo. Non ha scopo, non ha un piano, non gliene frega niente neanche dei soldi (sputa sui 5 milioni che gli offre Salvatore Valestra per poi addirittura ucciderlo) e riesce a ridere anche quando si trova in punto di morte. Colpisce la gente con mortadelle e prende a calci cagnolini robot di nome Rusty (rugginoso, in italiano) nella vecchia fiera di Gotham dedicata al mondo del futuro. Il Joker raggiunge il massimo della fedeltà in questo film e nella serie animata, un personaggio inquietante e divertente al tempo stesso, che terrorizza proprio perchè non lo si capisce e che non ha scopo nelle sue azioni, perchè può darti una pacca sulla spalla e 2 secondi dopo cercare di ucciderti, perchè non ha regole e si prende gioco delle regole degli altri, in primis, del suo amico/nemico Batman. Il rapporto tra Batman e il Joker è analizzato in maniera molto profonda in questa serie, vicina all'idea di "The Killing Joke" dove Batman filosofizza sul perchè si debbano ammazzare a vicenda. Mentre Il Joker racconta una barzelletta vecchia che non fa ridere il serio Batman, c'è modo di vedere come il legame tra questi due personaggi sia quasi di simbiosi, un amore odio per il quale uno non può esistere senza l'altro. Nell'episodio "The Man who Killed Batman" possiamo addirittura vedere Il Joker che si dispera per la morte della sua nemesi e celebra un funerale lasciando un biglietto con scritto "Prendimi a calci" sul cappuccio e mantello di Batman dentro una bara. La sintesi perfetta di quello che è il loro rapporto è l'ennesima rappresentazione di come Il Joker non abbia logica; passa il suo tempo a cercare di uccidere Batman e quando alla fine muore davvero ne è dispiaciuto, con tanto di elogio finale. Ovviamente, immancabile il suo cambiamento di tono repentino; "Beh, questo è stato divertente! Chi vuole mangiare cinese?". Mark Hamill da voce al Joker probabilmente più fedele all'originale, e la sua risata ha fatto storia.

Arriviamo nel 2008 al film di Chris Nolan "The Dark Knight". Il tempo è passato, e oggi gli psicopatici da film fanno paura solo se superano i livelli già raggiunti dagli altri "slasher" del cinema. In un'epoca di de-sensibilizzazione alla violenza, con i vari "Saw" e "Hostel" non si può certo pensare di essere burleschi come all'epoca di Nicholson. Nolan viene fuori quindi con una ri-edizione completamente nuova del Joker che, a parere mio, è un personaggio completamente a sè più che una vera rappresentazione del Joker. L'approccio realistico di Nolan non lascia spazio a trovate fantasiose come un'uomo che cade nell'acido e sopravvive, e quindi il Joker parte già con una differenza; niente ghigno, niente pelle bianca, niente capelli verdi "così naturali che solo il tuo becchino lo sa per certo". Il ruolo viene assegnato a Heath Ledger, attore che fino a quel momento si è cimentato in personaggi maledetti, ma mai in uno psicopatico di questo calibro, e da questo partiamo ad analizzarlo. Ledger ha fatto un eccellente lavoro con il personaggio, dando sfumature molto elaborate ad un sociopatico violento e crudele che non si fa problemi a seminare morte e distruzione in una città ormai senza regole, una Gotham City/Chicago mai stata tanto in balia dei propri criminali. Il Joker si impone nel mezzo della criminalità gothamita chiedendo milioni di dollari ai boss e offrendo in cambio la testa di Batman e una città a pezzi. Il piano riesce, e Ledger/Joker arriva a mettere in crisi perfino il Cavaliere Oscuro, che non sa come contrastare un nemico tanto organizzato che dopo avergli fatto fuori l'auto uccide anche l'amore della sua vita e sfigura l'unico uomo che poteva salvare Gotham per vie giudiziarie, Harvey Dent. Il Joker è sempre avanti, fa a pezzi edifici, semina il panico per le strade, prende in giro i poliziotti che si rivelano sempre degli incompetenti assurdi, fa saltare per aria centrali di polizia, scappa con le auto pattuglie, si traveste da poliziotto alla parata per cercare di assassinare il sindaco, fa fuori giudici e capi della polizia, insomma, arriva dove nessun altro era mai arrivato prima. Ma è davvero questo il Joker?
L'approccio realistico di Nolan toglie di mezzo acido e ghigni malefici prediligendo make up e un "glasgow smile" che il Joker si è procurato in almeno 3 versioni diverse della stessa storia, una volta suo padre, una volta da solo, una volta sua moglie e non si sa chi altro. Obiettivamente la storia diventa trita e ritrita dopo poco, e il Joker di Ledger perde il primo elemento di fascino; l'essere una deformazione della società, un freak suo magrado e contro la sua volontà. E' invece uno psicopatico modello con manie di persecuzione e ossessioni ricorrenti, il quale non vuole far sapere troppo di sè, però passa molto tempo a parlare di sè. Il modo di fare è da subito abbastanza odioso, manca il carisma del vero Joker, con le sue battutine ridicole messe nel mezzo di un omicidio o una spruzzatina di acido. Per quanto il personaggio si mantenga sempre su una linea stabile di terrore, nel senso che da l'idea di essere invulnerabile e parecchio pericoloso, come ogni cattivo che si rispetti (si pensi ad Hannibal Lecter o Michael Myers), è purtroppo prevedibile e anche piuttosto antipatico. In ogni scena nel quale compare ammazza o fa del male a qualcuno, ha la fissa dei coltelli perchè "le pistole sono troppo veloci" ma non disdegna mitragliette e bazooka, cerca sempre di stuzzicare le persone con discorsi macabri tipo come si è procurato gli sfregi al viso e come uccide i poliziotti e non cambia quasi mai tono, ride pochissimo e (purtroppo per lui) il suo ghigno è poco evidente, anzi, non sorride quasi mai, troppo impegnato a cercare di fare paura alle persone. Nel quadro generale, quello che vediamo è un Joker molto lontano dall'originale e ribadisco, a mio parere, non un vero Joker, ma forse il peggio deve ancora arrivare, ed è la sua filosofia. Nel corso del film, Il Joker di Ledger cerca di provare che chiunque può diventare come lui, che ogni uomo è corruttibile, che un'intera città messa alle strette può diventare violenta e cattiva come lui. Questo genere di filosofia, totalmente lontana dal personaggio originale, è invece molto vicina al filosofismo eccessivo di Nolan, che ha sempre una battuta perfetta per i suoi personaggi e non perde occasione di fare morale anche quando non serve. Ledger è l'antitesi del vero Joker e sintesi di un sovversivo ben organizzato, non è per niente anarchico come sostiene lui stesso perchè ha invece sempre un piano pronto (nel film è sempre un passo avanti a Batman) e ha un'organizzazione alle spalle che a confronto Cosa Nostra sono i chierichetti della parrocchia di paese. Tutti questi elementi concorrono a far capire due cose ben definite; Ledger ha fatto un eccellente lavoro con il personaggio, che di sicuro rimarrà negli annali e meritatamente ha vinto un Oscar, soprattutto per come ha dato multistrati al suo cattivo, ma al tempo stesso si è spinto troppo lontano, perdendo completamente di vista il vero Joker. Per quanto alle volte reinventare un personaggio sia una cosa che aggiunge nuovi elementi e ci può quindi stare, nel contesto generale dell'iperrealismo eccessivo di Nolan si perdono le tracce del fumetto e della sua natura fantastica per scendere terra terra dove "osano anche i pulcini". Per dirla semplice, un personaggio come Ledger poteva stare tranquillamente anche ne "Il Silenzio degli Innocenti", contrariamente a quello di Nicholson che vive nel mondo fatato di Gotham City totalmente distaccato dalle regole umane. Senza considerare i numerosi elementi che portano anche Bat-Bale ad essere un Batman poco fedele all'originale (citiamo solo il costume che manca del carisma da uomo pipistrello in favore di una comodità da squadra d'assalto), il film di Nolan si perde nel realismo di un film d'azione dove il cattivo di turno cerca di distruggere la città con un piano ben congegnato, costringendo i buoni a fare i salti mortali, peccato che quando il salto mortale lo sta facendo Il Joker stesso Bat-Bale lo salvi, partendo poi con una filippica su come Gotham abbia dimostrato di non essere feccia come lui, quando in realtà basterebbe dire che i manicomi sono stati chiusi e tutti i pazzi, Ledger compreso, sono usciti a piede libero. Per tutti quelli che pensano che questo sia il Joker migliore, posso solo lasciare un messaggio; se vogliamo IL JOKER vero creato da Bob Kane e company, beh, siamo molto lontani, quindi nessun Joker. Se vogliamo uno psicopatico con il make up, sadico e malvagio, intelligente quanto preparato, beh, allora diamo un secondo Oscar a Nolan e Goyer per una sceneggiatura eccellente che ha creato uno dei migliori psicopatici della storia, ma NON UN VERO JOKER. Con tutta la stima che provo nei confronti di questo film, che considero un vero capolavoro sia come tecnica che come sviluppo della storia, non posso dire che abbiamo davanti a noi il vero Joker o il miglior Joker.
Concludendo questo mio lungo intervento, lascio una sola dritta per farsi un'idea ancora migliore di quello che il Joker è davvero. Aaron Schoenke, con la sua casa di produzione "Bat in the Sun", si è dedicato a ben 2 cortometraggi con Il Joker nelle vesti del cattivo di turno. Il primo è "Patient J", dove l'attore Paul Molnar ha dato forma ad un Joker davvero fedele all'originale, ma anche molto più spinto dal punto di vista della pericolosità, tanto da essere inquietante solo a guardarlo in foto. Nel secondo lavoro, sempre Paul Molnar diventa protagonista di "City of Scars", probabilmente il fan movie migliore che si potrà mai vedere, realizzato con un milionesimo del budget di Nolan (27mila dollari contro i 185 milioni di TDK) dove non solo troviamo un Joker perfetto, ma anche un Batman decisamente sopra le righe, che per la prima volta sembra uscito da un vero fumetto e non da un pessimo costumista di Hollywood. Dai tempi di Nicholson e Keaton il binomio Joker/Batman riprende forma con tutta la sua fedeltà e possiamo vedere quanto il Joker sappia far perdere i nervi a Batman tanto che quest'ultimo cerca di strangolarlo fino quasi ad ucciderlo, tutto questo senza dire una parola e senza bisogno di inutili modifiche alla voce (Bale se la tirerà dietro a vita, purtroppo). Il fascino dell'Uomo Pipistrello e il Clown psicopatico sono rappresentati in maniera egregia, e Paul Molnar meriterebbe molta più attenzione da parte dei big di Hollywood perchè in questo ragazzo c'è davvero del talento innato nell'interpretare Il Joker.
Chiudo questo mio post con una sola precisazione ed è; siamo partiti con un'idea, e cioè quella di cercare di capire quale sia il Joker più fedele e quindi migliore. Non esprimo un mio parere, ma lascio che le persone traggano le proprie conclusioni. Non ho preferenze particolari nel dire "questo film è fatto meglio per questo o peggio per quest'altro" perchè ho solo analizzato dei fatti che sono alla portata di tutti. Penso che Bob Kane, Bill Finger e Jerry Robinson meritino dopo tanti anni di vedere la propria creatura rappresentata come loro stessi l'hanno immaginata, e non come altri hanno voluto re-inventarla. Dico questo per un solo motivo, e cioè perchè le stupende ispirazioni che hanno portato questi artisti a creare Batman e il suo universo sono materiale che ha ancora tanto da offrire, partendo da "The Bat" che ha ispirato Batman stesso fino a "L'Uomo che Ride" che ci ha dato uno dei primi mostri incompresi della storia cinematografica. Ognuno di questi lavori è un piccolo capolavoro di arte e ispirazione, ed è un peccato che vengano sminuiti per dare sfogo alle proprie idee personali o assecondare i gusti di una massa ormai desensibilizzata dalla violenza e che richiede quindi solo personaggi sanguinari senza fascino. E' giusto che i personaggi abbiano qualcosa in più e che ogni autore ci metta del suo, ma penso sia ingiusto nei confronti dei loro creatori rinnegare quelle che sono state le loro idee originali, perchè in tutto l'impegno che ci hanno messo è sintetizzata la nostra cultura fumettistica e cinematografica moderna.
Gabriele Funaro